Il Kobudo Shorei-Kai

Il kobudo Shorei-Kai, creato dal Maestro Tamano come estensione del metodo Shorei-Kan, studia le armi tradizionali di Okinawa, ed in particolare le cinque armi principali: il bo, il tonfa, il sai, il kama ed il nunchaku. Altre armi meno utilizzate ma comunque rappresentate sono l'eiku (remo), i tekko (tirapugni), il timbei (scudo), i nunti (simili ai sai ma con uno dei rebbi rivolti all'indietro), il nunti-bo (composto da un nunti fissato all'estremità di un bo), la naginata (alabarda), il rochin (lancia corta), il suruchin (catena da guerra), ed il sansetsukon (nunchaku a tre pezzi).

Per una breve trattazione della storia del kobudo di Okinawa e della sua diffusione in Italia segnaliamo un articolo scritto dal M° Rino Echelli e da Cinzia Cozzolino.

Il programma di kobudo dello Shorei-Kai comprende lo studio delle tecniche di base (Kihon), i kata classici e didattici, e la pratica di kumite regolamentati come i bunkai e kiso kumite. L'applicazione delle tecniche apprese viene praticata con lo shiai kumite (combattimento libero, con protezioni). Per ciascuna arma si studiano kata di base e classici, e tecniche di base e di combattimento. Vediamo ora ciascuna arma con maggiore dettaglio.

Bo

Il bo utilizzato nel kobudo Shorei-Kai è un bastone di lunghezza corrispondente all'altezza della persona che lo usa. La denominazione completa è rokku shaku bo (bastone lungo sei piedi): in altre scuole di kobudo si utilizzano infatti anche versioni di lunghezza inferiore. La forma del bo non è cilindrica, ma a doppio tronco di cono, variante da un diametro centrale di circa 3 cm ad uno laterale di circa 2.5 cm. Quest'arma deriva probabilmente dal bastone utilizzato dai contadini di Okinawa per trasportare i secchi d'acqua. Nei combattimenti dello Shorei-Kai, tuttavia, il bo viene utilizzato anche come sostituto delle armi tradizionali (come la katana dei Samurai), dalle quali si dovevano difendere i contadini. Infatti, in tutti i combattimenti del kobudo Shorei-Kai almeno uno degli opponenti usa il bo.

Tonfa

Il tonfa è una specie di manganello con un corpo a sezione quadrata (kon) lungo come l'avambraccio, ed un manico laterale a sezione rotonda, che si allarga verso la fine. Quest'arma deriva dall'impugnatura della macina del mulino, e può venire utilizzata sia per difesa (soprattutto a protezione degli avambracci) che per l'attacco. I tonfa vengono ruotati molto rapidamente con movimenti del polso, che ne rendono velocissimo (e micidiale) il colpo. Tecniche di tonfa

 
 
Sai

Il sai è un pugnale dotato di una corta lama centrale a sezione ottagonale (mine) e di due rebbi laterali (komine) rivolti in avanti. Il manico, la lama ed i rebbi fanno parte di un unico pezzo di metallo, piuttosto pesante. I sai vengono usati in coppia, come i tonfa ed i kama. Un terzo sai può essere nascosto nella cintura, pronto per essere lanciato. Come arma di difesa, il sai viene usato per proteggere gli avambracci in modo simile al tonfa, ma anche per immobilizzare (o addirittura rompere) la lama di una spada utilizzando i komine. In attacco, il sai può perforare o sfregiare con la punta, oppure colpire con il pesante manico, oppure ancora venire lanciato. 

Kama

Il kama deriva dai falcetti utilizzati a Okinawa per mietere. Le tecniche di kama riprendono i movimenti circolari usati nei campi, ma se affilato questo attrezzo può facilmente tagliare una mano o un ginocchio, o perforare un occhio. Alcune versioni dei kama possiedono una corda all'estremità del manico. 

 

 

Nunchaku

Il nunchaku di Okinawa, composto da due bastoni di legno a sezione ottagonale uniti da una corda, deriva dallo strumento usato per battere il riso (uno strumento analogo, in cui però i due bastoni non erano simmetrici, veniva utilizzato nelle campagne italiane all'inizio del secolo per far uscire i fagioli dai baccelli ormai secchi). Questo strumento è diverso dal nunchaku cinese (che potrebbe derivare dal morso del cavallo), che è invece a sezione rotonda, con i due bastoni uniti da una catena di ferro.

(fonte: Shorei Kan Italia)